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STORIA DELLA FOTOGRAFIA A CREMONA
ARTURO CAPITANO

4 ottobre 2014: scompare Arturo Capitano
l'ultimo dei grandi fotografi di Cremona


Articolo pubblicato su questo sito il 30 marzo 2011.

Arturo Capitano, decano dei fotografi cremonesi. Per tanti anni ha portato avanti la sua attività presso il negozio di corso Garibaldi. La sua biografia completa è pubblicata sul volume di R. Caccialanza, Fotografi a Cremona fra l’Ottocento e il Novecento (ed. Fantigrafica, 2010).



Il fotografo cremonese
Arturo Capitano
(1925 - 2014)
Arturo Capitano nacque nel 1925 a S. Stefano Quisquina nell’agrigentino. La famiglia, benestante, si trasferì a Mordano di Bologna nel ’38.
Capitano ricorda con palpabile commozione quando, a tredici anni, era già appassionato di fotografia: “mi recavo spesso nella vicina Imola, da Ferlini, per noleggiare la macchina fotografica con la quale mi divertivo a riprendere gli amici e la gente del paese”. Il suo primo vero servizio fotografico, retribuito 5 Lire, fu sulla processione durante la sagra del paese del 1938: l’incarico gli venne assegnato dal parroco che aveva bisogno di immagini per illustrare il periodico locale. “Ad un certo punto -racconta Capitano- il parroco fermò tutti così che si mettessero in posa; ho fatto finta di scattare, ma una volta ripartita la processione immortalai quelle persone in una foto ‘viva’, piena di movimento, che mi diede molte soddisfazioni”. In effetti quella sarebbe divenuta la sua ‘firma’, la sua ‘impronta’: “se non riesce a fermare l’attimo, l’essenza del gesto, smette di fotografare”.
Sempre su incarico del prete realizzò un altro servizio, retribuito, sulla gita in bicicletta delle ‘Figlie di Maria’ a Montecchio Brisighella. Poi sopraggiunse la guerra a sconvolgere la vita quotidiana, il periodo fu ovviamente molto duro e, anche dopo la sua conclusione, trovare lavoro fu molto difficile. Dopo la liberazione, in modo fortuito, Capitano riuscì a fare l’autista sulle ambulanze degli americani. Si susseguirono numerosi spostamenti finché nel ’46 giunse a Cremona con gli alleati, nel campo profughi della caserma ‘Pagliari’ di via Bissolati.1 Rimase in città un paio d’anni, quindi rientrò a Bologna dove nel frattempo si erano trasferiti i genitori. Dopo breve tempo tornò all’ombra del Torrazzo imbracciando una macchina fotografica: “mentre ero a Cremona mi ero convinto che non ci fossero fotografi reporter”. È superfluo dire che di professionisti dell’immagine ce n’erano, ed anche parecchi! Ciò nonostante Capitano avrebbe saputo farsi strada in breve tempo grazie alle grandi capacità artistiche e alla tecnica impeccabile. Lui sa giocare con la luce, la usa come ben pochi sanno fare; una sua fotografia si riconosce fra mille per i colori reali, le tonalità perfettamente calibrate, per quell’attimo fuggente catturato ad un bambino, ad una sposa… Spiega che una buona fotografia non è merito di una buona macchina fotografica ma di chi la usa, perché “è la mente che fa tutto”.
Il passo successivo è stato porgli il quesito scritto nella presentazione di questo volume: quale sarebbe l’opinione dei fotografi della ‘vecchia guardia’ sul digitale? Avrebbero apprezzato l’evoluzione tecnologica oppure sarebbero inorriditi all’idea di ridurre le proprie Opere in una immagine virtuale? La risposta è che Arturo Capitano, così come Quiresi, impiega il digitale già da alcuni anni. Non solo. Aggiunge, lasciandomi di stucco: “magari fosse arrivata sul mercato vent’anni fa! Principalmente per motivi pratici -spiega-, soprattutto perché non si deve più convivere con gli acidi in camera oscura per ore; motivi economici, infatti basta possedere una memoria elettronica riutilizzabile -quasi- all’infinito; infine per ragioni ‘creative’, dato che i software di fotoritocco oggi disponibili permettono operazioni e modifiche sull’immagine semplicemente inimmaginabili con l’analogico”.

Capitano scattò le prime fotografie a Cremona con la sua Ferrania Condor nei Giardini Pubblici di piazza Roma: per “sbarcare il lunario” ritraeva i bambini che vi andavano a giocare e le madri che li accompagnavano, per poi vendere le opere che andavano letteralmente a ruba tanto erano belle, nitide, addirittura ‘tridimensionali’. Pur non possedendo, all’epoca, uno studio proprio, riceveva le commissioni accettando i servizi da svolgere presso il Bar ‘Galleria’2 dove aveva stabilito la sua ‘base’. Lavorò, fra i tanti, per la Polizia Stradale così come per alcune edizioni di Miss Italia degli anni Cinquanta…
Una collaborazione con Irma Nussbaum durò solo un mese, poi con il lavoro in proprio spiccò il volo. Decise di acquistare un flash e tutto l’occorrente presso un magazzino di Milano che gli aprì credito sulla fiducia, ciò gli permise di realizzare i primi veri servizi fotografici: battesimi, matrimoni, funerali, servizi su commissione… “Tutto si svolgeva in grande concorrenza, con una buona rivalità, sana, leale… ci si divertiva, era una vita meravigliosa, goliardica,… sono stati degli anni davvero meravigliosi!”. Menziona numerosi e simpatici aneddoti su servizi ‘soffiati’ ad altri professionisti, in particolare all’amico Angelo Faliva. Questi, dopo esserne stato ‘amichevolmente rivale’, dal 1950 al ’54 si associò ad Arturo Capitano, appena arrivato a Cremona da Bologna. I documenti attestano che la Società con sede in via Boldori 4 ebbe fine nella primavera del 1954, mentre dal 1° gennaio 1955 Faliva dichiarò ufficialmente di aprire il proprio studio in piazza Cavour 2, sotto i portici della Camera di Commercio.3
Entrando nel dettaglio, Capitano aprì il suo primo studio fotografico nel 1950 al civico 4 di via Boldori, aggregandosi a Faliva; quattro anni più tardi, una volta terminata la Ditta ‘Faliva-Capitano’, decise di tornare in proprio tanto che acquistò un locale in via Palestro 18 (oggi occupato dal negozio FotoZoom); ma è dal 5 luglio 1957 che la vetrina ‘Foto Capitano’ del “fotografo e reporter” fa bella vista di sé all’inizio di corso Garibaldi, al civico 2, così come la vediamo oggi a distanza di ben cinquantadue anni. Nel gennaio 1960 iniziò anche il commercio di apparecchi cine-fotografici; nel 1970 ampliò i propri servizi aprendo un atelier con sala di posa in via Aselli 77; nel 1972 assunse la denominazione ‘Capitano Foto’.
Arturo è una persona molto attenta, arguta, sa cogliere sempre nel segno. "Archimede", come lo chiama la moglie Luisa che collabora con lui dal 1958, è sempre stato allo stesso tempo gaudente, dinamico, costruttivo. “Per il semplice piacere di fare, di provare” ha modificato il negozio a seconda delle proprie esigenze, ne ha ideato, progettato e costruito il bancone, ha fabbricato una macchina per fotografie stroboscopiche, è arrivato a sviluppare gigantografie di notte nello stabilimento ‘Coca Cola’, a modificare le macchine fotografiche in base alla propria esperienza e perfino a collaborare con le Aziende produttrici per migliorarne le attrezzature di sviluppo e stampa. Insomma, una persona estremamente aperta alle novità se non addirittura innovativa a sua volta.

1  Ex convento di S. Benedetto.
2  Sotto la Galleria XXV Aprile, lato giardini pubblici di piazza Roma.
3  Interviste del 18 aprile, 24 settembre e 16 dicembre 2009.
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La ricerca storica,
che divertimento !!!
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