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CREMONA AMARCORD
IL RE A CREMONA

Quando Cremona supplicò il Re
di farle visita (1859)


Articolo pubblicato il 2 agosto 2015.

Agosto 1859: da poco fuggiti gli austriaci, S. M. il Re Vittorio Emanuele II iniziò a visitare le città del Regno: per buona parte del mese di agosto fu a Milano (e Monza), con un breve intervallo dedicato a Bergamo e Brescia, prima di rientrare a Torino.
Quando a Cremona si diffuse la notizia che il Sovrano -nonostante la promessa- non prevedeva di visitare la città, il Municipio si affrettò a inviare presso il cav. Nigra a Monza una delegazione composta dall’assessore dott. A. Pini e dal cav. Camillo Vacchelli, presidente del Consiglio Comunale. L’incarico dei due ambasciatori era quello di “recare al Re i voti di questa sua fedele città, scongiurandolo a venire anche fra noi”.
Nigra rassicurò affermando che prima di ottobre il Re degli Italiani avrebbe raggiunto “i suoi buoni cremonesi” che aveva conosciuto sui campi di battaglia; la parola venne mantenuta, così il 14 settembre il Podestà Araldi-Erizzo potè annunciare l’imminente visita.
Dopo essere stato a Pavia, Crema e Lodi, il Sovrano giunse in città il 20 settembre, una splendida giornata autunnale.
A differenza delle cerimonie ingessate e fredde riservate all’Imperatore nel corso della dominazione austriaca, l’accoglienza di Vittorio Emanuele fu assolutamente spontanea, sentita, gioiosa, un vero tripudio. Alle 10 di mattina, con l’ingresso di Sua Maestà in Cremona accompagnato dal Principe di Savoia-Carignano, le campane suonarono a distesa in tutta la città, i cannoni tuonarono, la gente si riversò nelle strade e nelle piazze. I circa trenta decorati di S. Elena si schierarono per riceverlo; dodici bande musicali si esibirono marciando nelle vie del centro. Manifesti, bandiere, addobbi, girandole, palloncini colorati e lumi agghindavano i balconi, i davanzali, persino gli abbaini… La piazza Grande era magnifica così come le Porte, decorate con lampioncini di carta colorata; altre luminarie erano state disposte sulla Strada-Passeggio, da Porta Po sino al fiume, dove -tra la sponda cremonese e quella piacentina- era stata allestita una “galleggiante illuminata” per simboleggiare l’unione dei popoli dell’Italia.
Il Re in visita alla Camera di Commercio fu sollecitato a tenere di buon conto la tanto agoniata costruzione della ferrovia, poi si recò all’Ospedale Militare di S. Chiara per la lunga rassegna delle sale del nosocomio; fu poi accolto da mons. Antonio Novasconi e dal Capitolo (in piazza del Duomo alle 17:30 si tenne la cerimonia della benedizione delle bandiere celebrata dal Vescovo). Quello stesso giorno il Sovrano nominò il Podestà marchese Pietro Araldi-Erizzo Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, l’ing. Cesare Zanoncelli (direttore del Ginnasio) e il pedagogista sacerdote Alessandro Gallina entrambi Cavalieri del Regno.
Alla sera vi fu uno spettacolo di fuochi d’artificio accesi sul Torrazzo che investì “di fiamme quella stupenda mole, simulando scoppio di mortai, parabole di bombe, lucicare [sic] di stelle, piogge d’oro e fontane, e ghirigori di fuoco di mille guise…”.
Il ricevimento serale in Municipio, che su richiesta del Re avrebbe dovuto limitarsi alla musica, si trasformò in un ballo che durò fino alle cinque del mattino!
Vittorio Emanuele II rimase così contento dell’accoglienza che le ultime parole mentre si accingeva a partire furono: “dite ai miei Cremonesi che sono rimasto soddisfattissimo!”.


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