2010 - Lo sguardo della fotografia su Milano - ©2024 Roberto Caccialanza | Ricerca, fotografia, pubblicazioni, mostre

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RECENSIONI MOSTRE
LA FOTOGRAFIA A MILANO

Milano (1839-1899)
Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca


Una mostra organizzata dal Comune di Milano dal 29 ottobre 2010 al 10 gennaio 2011.

L’esposizione Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca - Milano 1839-1899 è stata ospitata nelle sale panoramiche del Castello Sforzesco. Curata dalla responsabile del Civico Archivio Fotografico dottoressa Silvia Paoli e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, ha proposto opere dello stesso Archivio e di altre Istituzioni milanesi come la Civica Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana al Castello Sforzesco, e l’Accademia di Belle Arti di Brera (fotografie e stampe).

La proposta è tra le più banali che si possa pensare e realizzare: una mostra fotografica sulla Milano com’era nell’Ottocento… ma in questo caso il risultato è straordinario. Ciò grazie alle immagini su carta prodotte dal fior fiore dei fotografi meneghini fra il 1851 e il 1899: la più antica è di Luigi Sacchi, realizzata su carta salata fra il 1851 e il 1855, ma non mancano gli altri baroni della fotografia milanese come gli eccezionali Alessandro Duroni (1807-1870), Pompeo Pozzi (1812-1888), Felice Crespi (1838-1911), Giacomo Klicke, il raffinato Giulio Rossi, Icilio Calzolari, Giuseppe Beltrami, Achille Ferrario, le accoppiate Deroche-Heyland e Spagliardi-Silo, e i ‘forestieri’ di indiscussa fama Alfredo Noak, Giacomo Brogi e Giuseppe Puppo.
Fotografie meravigliose sotto l’aspetto estetico e storico ma nella stragrande maggioranza dei casi anche tecnico, se si pensa a quali mezzi si affidavano i fotografi di quel periodo, dalle scatole di legno con obiettivi relativamente rudimentali e meccanismi altrettanto primitivi ai prodotti chimici e materiali per legare lo strato fotosensibile alla carta o alle lastre di vetro come l’albumina (sì, proprio l’albume dell’uovo!, un elemento economico, abbondante e ideale per l’uso che se ne faceva). Si possono ammirare fotografie stampate su carta salata da lastra o addirittura da negativo di carta, quest’ultimo fu il procedimento più antico di riproduzione di immagini fotografiche su carta (utilizzato a partire dal 1840, solo un anno più tardi dalla scoperta ufficiale della fotografia e del dagherrotipo), ma anche numerose albumine. Consiglio di visitare la mostra con una lente di ingrandimento per apprezzare appieno alcuni esemplari di purezza e nitidezza stupefacenti: alcune albumine di Rossi, Brogi, Duroni e di altri autori non identificati permettono di vedere chiaramente anche i più minimi dettagli… se poi le albumine sono state virate all’oro hanno assunto una limpidezza ulteriormente strepitosa. Fra le numerose immagini sono rappresentati i lavori di costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II, le demolizioni dell’isolato che si trovava di fronte alla facciata del Duomo, l’Arena Civica allagata in occasione di una festa, la costruzione della vecchia Stazione Centrale, il Tiro a Segno, il Castello Sforzesco, le piazze e i palazzi, le chiese, i navigli, la presenza umana e quindi i costumi e la condizione sociale dell’epoca.
Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca - Milano 1839-1899 è una mostra che incuriosisce ed entusiasma, anche se il numero delle fotografie esposte è assai elevato. Visitandola, essendo la fotografia storica mio oggetto di studio e di interesse da parecchi anni, mi sono trovato a fare alcune considerazioni e raffronti con la realtà cremonese. La prima riguarda il fatto che a Cremona non si trovano vedute della città realizzate prima del 1868 (a meno che qualche collezionista non se le sia tenute chiuse in casa fino ad oggi a discapito della conoscenza comune); la cosa è assai strana, soprattutto ora che dopo la pubblicazione del volume Fotografi a Cremona fra l’Ottocento e il Novecento si conoscono i nomi e i periodi in cui fotografi cremonesi o forestieri hanno operato nella nostra città, ben prima dell’avvento di Aurelio Betri (1865). La seconda riflessione riguarda la qualità delle opere realizzate dai fotografi di Cremona nell’Ottocento se rapportata a quelle esposte a Milano (o, più in genere, con quelle di altre città): spiace dirlo, ma i fotografi nostrani erano ben lungi dal raggiungere il livello qualitativo dei colleghi forestieri, soprattutto per quanto riguarda le vedute. Il discorso cambia un po’ se si parla di ritratti. Tra coloro che hanno fotografato in città fra il 1860 e il 1865 ben pochi possono essere ritenuti capaci quanto i colleghi milanesi: mi riferisco ad Agostino Riva e alla sua ‘Fotografia del Popolo’ (Riva era di Mantova ma è stato attivo a Cremona fra il 1860 e il 1869); Giovanni (Johann) Barg arrivò da Danzica nell’agosto 1861, Emilio Maza era di Milano e per un certo periodo fece l’ambulante fra Cremona, Piacenza, Parma e Lodi; infine Carlo Tadolini che era nato a Bologna e si trasferì da noi nel 1865… fra questi si inserisce il cremonese di nascita Aurelio Betri che ad un certo punto, sicuramente influenzato da quanto avveniva in altre città d’Italia e da fotografi di maggiore fama e bravura, iniziò a realizzare vedute di Cremona. Le sue fotografie, obiettivamente interessanti sotto l’aspetto tecnico sia per la composizione dell’inquadratura che per la fattura della stampa, non reggono il confronto con la maggior parte di quelle esposte a Milano. Certamente una svolta nella carriera professionale di Betri avvenne quando, nel 1879-1880, fu chiamato a collaborare con Icilio Calzolari. Nel momento in cui Calzolari venne a Cremona per realizzare alcune immagini da pubblicare in litografia sulla Guida illustrata della città era uno dei più importanti e apprezzati fotografi di Milano: nel 1865 aveva rilevato l’attività di un’altra icona della fotografia meneghina, Alessandro Duroni, che fu il primo a realizzare dagherrotipi e a commercializzarne l’attrezzatura già dal 1839 (faccio notare che all’epoca i fotografi cedevano la propria attività solo a chi ritenevano che sarebbe stato in grado di portare avanti o incrementare il prestigio del proprio stabilimento fotografico). L’ultima riflessione riguarda il tema della conservazione e della valorizzazione del materiale fotografico antico: a Cremona da alcuni mesi nulla si muove a proposito del Sistema Archivio Fotografico Storico il cui ultimo progetto è stato da me presentato alle Istituzioni nel settembre 2009, dopo quello del 2004-2006. Per contro, in altre città (e persino in paesi) tale Archivio è una realtà da molto tempo, in alcuni casi da decine di anni come per quanto riguarda lo stesso Civico Archivio Fotografico di Milano fondato addirittura nel 1933.
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che divertimento !!!
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